Nella prima citazione, ritroviamo l'arrivo della flotta di scorta di Virgilio e di Augusto nel porto di Brindisi. I due vengono accolti dal saluto dei militari:
"Così giaceva tranquillo. il primo velo del nascente crepuscolo si tendeva chiaro nel cielo, si tendeva delicato sul mondo, quando fu raggiunta l'imboccatura del porto di Brindisi, stretta, simile a un fiume. L'aria si era fatta più fresca, ma anche più mite, la lieve brezza salmastra si mescolava con l'aria più carica e intensa della terra, nel cui canale le navi, rallentando una dopo l'altra il loro corso, stavano ora entrando. Grigio e plumbeo si fece l'elemento di Posidone, non più increspato dall'onde. Sui merli dei castelli, a destra e a sinistra del canale, s'erano schierate le truppe del presidio per render gli onori all'imperatore."
Hermann Broch, La morte di Virgilio, traduzione a cura di Aurelio Ciacchi, Milano: Feltrinelli, "Universale Economica" 2003, p. 47
Nella seconda citazione, invece, riporto la descrizione dello sbarco di Virgilio. Durante tutto il capitolo, in effetti, Broch si sofferma molto, attraverso gli occhi del protagonista, sull'aspetto concreto, sensoriale e materiale dell'esperienza. Ad esempio, si trova una descrizione della piazza, del mercato, delle baracche e dei prodotti pronti ad essere caricati sulle navi mercantili. Il passo, però, che mi è sembrato più significante è quello che segue. Qui Virgilio si sofferma su delle cose, ma questo gli serve solamente per riflettere sulla propria condizione e su quella più generale dell'essere umano:
"Il ponticello oscillò rigido e duro, quando vi passò sopra la lettiga portata dagli uomini con passo misurato ed eguale; sotto, lentamente, fluttuava l'acqua nera, stretta fra il nero e pesante scafo e la nera e pesante muraglia della banchina, il liscio elemento che pesantemente fluiva, esalando se stesso, esalando immondezze e rifiuti, foglie di verdura e meloni imputriditi e tutto ciò che galleggiava in quella brodaglia, pigre onde di un greve, dolciastro alito di morte, onde di una vita putrescente, dell'unica vita che può vivere fra le pietre e che vive solo nella speranza di rinascere dalla sua dissoluzione. Così era lì sotto; qui sopra invece le stanghe della lettiga, dorate e adornate e di immacolata fattura, poggiavano sulle spalle di bestie da soma in figura umana, bestie umanamente nutrite, umanamente parlanti, umanamente dormienti e pensanti; e sul sedile della lettiga, intagliato e cesellato, un lavoro di immacolata fattura, la cui spalliera ed i cui bracciali erano decorati da stelle di lamine d'oro, riposava un uomo infermo ed impuro, nel quale era già in agguato la dissoluzione. Tutto ciò era d'un'estrema dissonanza, in tutto ciò si celava la nascosta empietà, l'immota fissità di un accadimento che è più perfetto dell'uomo, anche se è l'uomo stesso che costruisce muraglie, che intaglia e martella, che intreccia le cinghie della sterza e foggia catene."
Hermann Broch, La morte di Virgilio, traduzione a cura di Aurelio Ciacchi, Milano: Feltrinelli, "Universale Economica" 2003, p. 60
Altri passi tratti dal capitolo "Acqua - L'arrivo", pp. 67-68