Il portachiavi è un oggetto comune che oltre ad avere una sua funzionalità, spesso assume altri significati, poiché è legato inesorabilmente al suo proprietario. Nella letteratura esso è presente per diversi motivi, proprio perché si tratta di un ottimo espediente per caratterizzare il personaggio.
Ne La moglie coreana (in lingua originale Pachinko) di Min Jin Lee, il portachiavi ha attaccata a sé una cornice di plastica con le fotografie del marito e del figlio defunti della protagonista. Assume, dunque, un forte significato affettivo e diventa, nel libro, il simbolo del legame con i cari e con il passato.
A diverse file di distanza, il custode ripuliva le lapidi dalle foglie umide. Ogni tanto le lanciava un'occhiata, e Sunja si vergognava che la vedesse parlare con la tomba. Avrebbe voluto trattenersi un altro po'. Per mostrarsi indaffarata, aprì la borsa di tela per riporvi i canovacci sporchi, e sul fondo trovò le chiavi di casa. Al portachiavi era attaccata una cornicetta di plastica con due minuscole fotografie di Noa e Mozasu.
Sunja cominciò a piangere senza riuscire a smettere.
Min Jin Lee, La moglie coreana, traduzione di Federica Merani, Segrate: Piemme, 2018, pag. 442
In Vento scomposto (titolo italiano di There is nothing wrong with Lucy) di Simonetta Agnello Homby, il portachiavi è un oggetto che indica uno status sociale. Serve, dunque, a caratterizzare meglio il personaggio.
"Mi ritroverò di nuovo circondata da morti di fame," disse Mrs Ansell, lanciando uno sguardo bieco al cartello, mentre cercava le chiavi nella borsa. Pat rimase a bocca aperta alla vista del portachiavi: un'enorme lettera E di brillanti attaccata a una robusta catena d'oro. "È oro zecchino." Compiaciuta, Mrs Ansell lo sollevò per farglielo vedere meglio. "Ventiquattro carati. Le pietre sono zirconi, ma non è da buttare."
Simonetta Agnello Homby, Vento scomposto, traduzione di Simonetta Agnello Homby e Giovanna Salvia, Milano: Feltrinelli, 2009
Ne Il castello di Vinton (in originale Her Ladyship's Companion) di Joana Bourne, il portachiavi diventa un indizio per risolvere un mistero, perché il legame con l'oggetto è talmente personale che solo il vero proprietario sa quale fosse realmente il suo scopo.
Robbie agitò la chiave con aria d'importanza. - Questa chiave era attaccata a un portachiavi, appeso con altri in uno stipetto nella stanza della governante. È stata tolta da quel portachiavi.
- Non capisco.
- Il vecchio portachiavi.
- Spiegati meglio, per favore. Cosa vuoi dirmi esattamente?
- Signorina Rivenwood, questa - e Robbie la alzò - è la chiave della porta del mio studio che non è mai stato chiuso a chiave da almeno cento anni. È stata presa da un portachiavi che nessuno ha mai toccato, salvo che per spolverarlo, forse, fin da prima che nascessi.
Joana Bourne, Il castello di Vinton, traduzione di Tiziana Benni, Milano: Mondadori, 2013
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